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Economia Circolare e Sostenibilità
Italia ostacola le norme UE per la Sostenibilità: la direttiva CSDDD bloccata

Italia ostacola le norme UE per la Sostenibilità: la direttiva CSDDD bloccata

Nel contesto di una crescente consapevolezza globale sull’importanza della sostenibilità ambientale e dei diritti umani, l’Europa si è trovata di fronte a un ostacolo significativo nella sua ambizione di diventare pioniera nella regolamentazione della responsabilità aziendale.

La Direttiva sulla Due Diligece per la Sostenibilità Aziendale (CSDDD), che prometteva di rivoluzionare l’impegno delle imprese verso un impatto positivo su persone e pianeta, ha subito un duro colpo, in gran parte a causa dell’opposizione dell’Italia, che si è unita alla Germania nel mettere in dubbio la fattibilità della proposta.

Dopo anni di negoziati, studi e discussioni, che avevano portato a un accordo provvisorio tra il Consiglio Europeo e il Parlamento Europeo, la direttiva si è vista negare l’approvazione finale. Il blocco, guidato da preoccupazioni legate alle possibili ripercussioni burocratiche e legali sulle imprese, ha evidenziato le difficoltà nel bilanciare la protezione ambientale e i diritti umani con le esigenze del mondo aziendale.

L’Italia, in particolare, ha svolto un ruolo significativo in questo stallo, ritirando il suo sostegno in un momento cruciale del processo di approvazione. Questa mossa ha contribuito non solo a frenare l’adozione della direttiva ma ha anche sollevato interrogativi sulla volontà del paese di impegnarsi in maniera concreta nella lotta contro i cambiamenti climatici e nella tutela dei diritti umani a livello globale.

La proposta CSDDD, che prevedeva l’introduzione di obblighi stringenti per le aziende di identificare, prevenire e mitigare gli impatti negativi delle loro attività, rappresentava un passo avanti verso un’economia più giusta e sostenibile. Tuttavia, l’opposizione dell’Italia, unitamente a quella di altri paesi membri, ha evidenziato le sfide nel raggiungere un consenso su questioni di sostenibilità a livello europeo.

La Corporate Sustainability Due Diligence (CSDDD) rappresenta un’iniziativa legislativa cruciale a livello europeo, volta a integrare la sostenibilità nel nucleo delle operazioni aziendali. Questa direttiva mira a imporre alle aziende l’obbligo di identificare, valutare, prevenire, mitigare e, ove necessario, rimediare agli impatti negativi delle loro attività sui diritti umani e sull’ambiente lungo l’intera catena di fornitura, sia a monte (nella produzione) sia a valle (nella distribuzione e riciclo). Coprendo una vasta gamma di questioni, dalla lotta contro il lavoro minorile e la schiavitù moderna all’inquinamento, le emissioni di gas serra, la deforestazione e il danno agli ecosistemi, la CSDDD si propone di garantire che le imprese operino in modo responsabile, rispettando sia le persone sia il pianeta.

L’importanza della CSDDD risiede nella sua capacità di trasformare radicalmente il modo in cui le aziende affrontano la sostenibilità, imponendo non solo un’analisi approfondita dei potenziali rischi, ma anche lo sviluppo di strategie concrete per affrontarli. Le aziende saranno obbligate a integrare la due diligence per la sostenibilità nelle loro politiche e sistemi di gestione dei rischi, compresa la redazione di piani di transizione climatica al fine di allineare i loro modelli di business e strategie con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. Inoltre, prevede l’introduzione di un meccanismo di reclamo e l’istituzione di un sistema di supervisione e sanzioni, comprese multe significative, per assicurare che le aziende rispettino i loro obblighi, promuovendo così un mercato più equo e sostenibile.

Questo blocco arriva in un momento in cui l’Europa cerca di posizionarsi come leader nella transizione verde globale, promuovendo un modello di sviluppo sostenibile che possa servire da esempio per altre regioni. La mancata approvazione della CSDDD non solo rallenta questo processo ma mina anche la credibilità dell’UE come promotore di pratiche aziendali responsabili.

Gruppi ambientalisti e sostenitori dei diritti umani hanno espresso profonda delusione per l’esito, sottolineando come l’azione dell’Italia contrasti con l’urgente necessità di regolamentazioni efficaci che garantiscano alle aziende di affrontare il loro impatto sulle persone e sull’ambiente in modo armonizzato e trasparente.

La direttiva CSDDD avrebbe anche imposto alle aziende l’adozione di piani di transizione climatica in linea con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, un elemento cruciale nella lotta ai cambiamenti climatici. La resistenza dell’Italia a tali misure solleva preoccupazioni sulla serietà dell’impegno del paese nella protezione del clima e nel sostegno a un’economia verde.

In conclusione, il ruolo dell’Italia nel blocco della Direttiva sulla Due Diligenza per la Sostenibilità Aziendale segna un punto di riflessione critico per l’Europa. Mentre il continente si sforza di guidare la transizione verso una maggiore sostenibilità, la coerenza e l’unità di intenti tra i suoi membri rimangono essenziali per superare le sfide globali di oggi e garantire un futuro più sostenibile per tutti.

Fonti: WWF; ESG Today; Euronews

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